mercoledì 31 luglio 2013

LA FESTA DI QUALCOSA

Veniva tra le mani con spine selvagge
 e i capelli rossi sconfinavano in efelidi andanti,
 come a piacer del sole.
 Mise una spezia nel mio pane caldo
 mentre la festa cresceva al di là del muro
 e gli asini aspettavano sotto gli alberi.
 E' cosi strano essere innamorati
 e rotolarsi nell'erba,
 che in bellezza segna
 la via del gioco,
 tanto da far ridere i bambini
 che strillano chiamando per nome i fiori
 aiutati dalla luna.
 Si alzò e mi portò a ballare
 tra le fioche luci del naviglio
 con le mani strette alla mia vita
 che non vedendo altro
 cadde su una gobba di sale,
 e lasciai che ridesse
 come si ride per sazietà di vino e calore,
 fino a che la pelle fu un letto d'amore senza tempo.



DICEMBRE 2001

CANTO XXXV

Cesare,Cesare,Cavaliere in disordine
sulle toghe assetate qui ascolto il tuo piangere.

Novelle spossanti di magnifiche troie
accorrono sul canale che s'ornò di scorregge
nell’Ambrosiana osservanza del Preambolo a cena
con l’eterea tangente di un socialismo alle bande.

Mangano tre Bontade nel Papello di Natale
e il Salvatore investe nello struzzo
che con una Noce conquista Rosalia
all’edile pasto del Divo nostro.
Ora seme fecondo vaneggia Colpo più Grosso,
dal Vermicino commosso alla Diretta portanza,
nel Maccanico vizio,di bava e colanza.

Forza e coraggio venite miei Prodi
all’Iride Smesso che Monda  puDori
nel fratello perplesso all’intestato riflesso.

Previti e liete nel bisogno si spese
con le mani pulite un Crasso compare.

Il bel Ciriello c’avanza non ode  la stirpe dell’Alfa,
nei castelli di Lega,lodare l’Omega che pur breve non nega
una ricarica e sorge da Scilipotica selva che ricopre cadrega.

Papi Noemi Aleppe,Papi Karima fotte,
minore alla notte con la madre che scalcia
la monta dell’altra che più ruba e più fuma
gli Spinelli dell’orgia,in Liberazione risorta,
sui Predellini di Morale e insaziabile Fede.

Egli è uno da punto e a capo,
tutto torna,ma moltiplicato.
Un po di sgherri e leccaculo
a sua insaputa attenzionano l'Avvenire.

Ma Gianfranco è un uomo d'onore.

Il Futuro sbocchina i ricordi sul Trivulzio dell’enfasi
e la sana vittoria sulla quercia di Achille scatenò la sua Forza
ma l’Italia resiste alla riforma perenne di Giustizia Squillante.

Eppure chi sono questi mortacci
che impediscono di dir due parole: Lo giuro.

Letta la foglia l’Aquila Scende e quel ridere sente
del coniglio sul letto che già conta le tende
accampate per Giotto che una Maddalena ritrasse
per le nobili antenne in quel mezzo dell’Onna
che alla dentatura rimane,come Berto può dire.

Nuovo è per sempre il tuo volto che ride
nella voce confetto di cellophane ingresso.
L'ultimo sorso di elastico dibattito e vengo nella notte
a struccarmi nello share di uno specchio.
Ora che sembra tutto finito avrai il mio voto,povero santo,
adesso io ti voglio per completare l'opera di Benito,
senza macerie per le strade ma con un tragico cappio di alloro selvaggio:

Noi siamo peggio.



GENNAIO 2011

AL TEMPO

A questi giorni manca qualcosa;
ma non è la solitudine,che all’improvviso
credevo mi fosse diventata nemica.
No,sono io che ho perso interesse
per tutto quello che mi circonda.
A volte mi ritrovo a considerare la pena
per ogni azione e il tremendo Rating
che la mia mente ha assegnato a questo corpo.

Chiunque parli è solo per difendere la posizione.

Qualche notte il cuore si agita
e mi do qualche schiaffo al petto per farlo calmare
mentre con l’altra mano cerco di fermare l’oscurità
trovando certe ragioni per non morire.

Quanti saranno,duecento,trecento miliardi quelli morti;
ma dove Diavolo li mettono.

Alla fine del conto,se mai ci conta,Dio dovrà spiegare
tutto questo tempo infinito a che serve.
Più tempo mi dai più Peccati farò,
più l’Universo diventa grande
più è facile che sia una bolla di sapone.

Chiunque parli è solo per riprendere la posizione.

I Dieci Comandamenti in realtà erano questi,ma poi...

1.Respira
2.Guarda
3.Ascolta
4.Bacia
5.Viaggia
6.Impara
7.Insegna
8.Riposati
9.Muori
10.

Si lo so,il decimo a questo punto non conta più.

E chiunque parli è solo per confondere la perfezione.



LUGLIO 2013

CONFUTATIS LA MINORE

Spiegano i fiori il silenzio della fine,
i contrasti del cielo
e il viso che non può difendersi dal tempo.
Felice e distesa nel siligo colto
la mano nel vento
il mio amore nell’altra.

E la luce muove il suo mondo
con i nostri baci
richiesti dall’indice teso
al gusto d’amore che la bocca concede.

Il mio braccio sotto il tuo collo,
qualcosa d’immenso che il pensiero non puo
togliere e dare alla gioia.

Amo,
e posso dimenticare le voci del mio coraggio,
Tremo,
e posso ricordare le acque del mio battesimo.

Tra quei bruni legnaggi fanno gli occhi i corvi
in famiglie agiate al volo dei soldi,
colmi di doni per due sposi senza bisogni,
nel suo grembo il mio seme e nulla viene
da mettere in carta al Signore.

Era una voce aspra che spiegò il cuore della nostra forma
ne lenzuolo raccolto come fosse unica morte la pace del viso.

Così l’orgoglio sparì dietro una farfalla
nei mossi odori di porto o le alture di certi poderi
ovunque il nostro corpo riposi nell’attesa di un’altro contorno.



AGOSTO 2012

IO SO 9OO1

Il muro quasi giallognolo sfondava il sonno
del risaputo plenum che fumava accorto
per non gettare fumo a quell’occhio ancora aperto.
Ogni risorto imperio facea,nel viso grosso,
un nuovo balzo come fossero nella sua testa in tanti
a dipingere la retorica e gli affanni del discorso.
Plagio,Plagio,Plagio Doroteo e insormontabile,
per Loggia e Mafio gaudio del Giulio Pre81.
Qui si deve ricollocare il padre di famiglia nell’immortale:
Travajja,Travajja,Travajja...
...E Muto ricostruendo i palazzi più belli di Palermo,
che fu Normanna,Araba e Barocca,
con lo stagno delle ultime cave di sapone Iso 9001.
La panza balla libera dalla giacca sbottonata,
immensa in quella camicia bianca che il sudore
in abbondanza muta in trasparente
agguato di sostanza Sciascia.
La gente ti vasa e non vuole scegliere
tra la Procura e la Notte.
Ammazzata Fortuna.
Kalsa,Zisa e  i Giardini Inglesi.
Maqueda,Politeama e La Favorita.
Nibelungo o Giunco del Deserto.
Terranova,MicroPalestina.
Dalla Chiesa cominciava il primo mormorio
del popolo sulle bare dei servitori.
Dritta verso l’anima,pentita per Leggende disumane
l’Italia dei  postNotarbartolo fa tre salti nell’onore,
quello vero,degli stipendi e  delle giacche senza collo e maniche.
Popolo,Popolo,Popolo che fu di Vito,in Vito e per Vito
CIANesco e CIMINO dall’ovulo Trino:
Dio,Famiglia e Lavoro;ora ascolti la notte
come fosse l’unica sposa recidiva tua sorte.
Madonna,fedeltà a primo sangue,
un rossastro casellario di cresime subumane
che accende la Santuzza e il più forte rimane con niente
oltre il mito dell’agopuntura.
L’Onore,ora rifocillato,accanto a me nuota
fino all’Isola delle Femmine come un Montalbano
qualsiasi  per rimettersi all’Uomo in più nobile Stato.
Ora sappiate che quando parlate,
per mille uomini ed oltre,non si mette amicizia,
poichè fu detto,mi pare,
il vero politico è avanti quando esclama:il possibile passo;
mentre il suo contrario dall’ultima fila dice: l’impossibile,andiamo!

Non senza fatica finisce il discorso e toglie gli occhiali
per asciugare il sudore,ecco le paste,fuor le parole:
Totò,chisto è me figghiu,chistu no,chistu se,chistu no,chistu se,

chistu...cristu si vriogna a priari vossia,è Grave ?



MARZO 2008

SOLI D'ESTATE

Amo le estati della città senza mare,
i morsi sul collo del sole
e le ombre dei palazzi
che ricamano l'asfalto.
Saracinesche abbassate,
badanti straniere sugli autobus
che traducono Italiani,
vecchi che vanno nei cimiteri
a misurarsi le tombe,
turisti che chiedono
informazioni alle statue,
giocatori di cavalli
che aspettano di partire,
assassini in vestaglia sul balcone
che ascoltano Beethoven,
l'erba che rinasce
ovunque ci sia pace.
Le ceste di paglia scendevano attaccate ai fili
e un bambinone tutto contento e bianco
metteva dentro le pagnotte alzando il capo
verso le donne come fosse quasi partecipe
del loro casalingo arredo.
Davanti al Tabernacolo alcune facevano segni al petto,
sedute con le mani legate da un rosario,
qualche silenzio e poi ripartivano tutte insieme
nel solito versetto chiudendo gli occhi
quando una più giovane restava indietro
nel dolcissimo sguardo sui bambini
che  correvano dietro ai balzi della palla.
Sotto la scalinata la fontanella balbettava incerta.
Intorno un ritrovo di donne girava sulla piazzetta
cercando riparo nelle ombre delle bancarelle
da cui gli urlatori rialzati su una scaletta scaricavano
come un fil di massa le orazioni sediziose.
Il parapetto del vicolo scendeva lentamente
scoprendo le terrazze di tufo sul pendio panoramico
della canicola eterna da cui sgorgava un bitume assai scuro
che liquidava la luce nel valletto  gramigno ben degno.
Per conduzione,tra i rovi,le placche della citta antica
son riparo di vecchi fiori e insetti ubbidienti a quel colore
che selvaggio spara un palpito di protezione alla solitudine
delle pietre asservite a rami e paglie.

La gioia mi veniva incontro sul marciapiede
come fosse un vischio,quasi umano,trasparente,
un brivido che dai reni sorgeva al collo
come l’overture di Silla o un riff di Vivaldi.
La padrona di casa si mise a cantare,
sul suo volto un principio d'amore
oltrepassò il mio sguardo
trafitto dall’infinita estate.
L'erezione accelerò
il rantolo di pazzia
e la tirai a me come
la solitudine stringe
il margine infinito.
Si sciolsero i capelli neri,
il bucato precipitò dalle scale.
E mentre cercavo la sua lingua
il seno scatenò sul mio petto
la prima giovinezza di turgido focolare.
Cosi iniziarono le nostre carni a tremare
baciando ogni cosa nel silenzio dell’intesa
per le voci più basse che andavano in ferie.
Finchè mi sbottonò e nel ventre suo mise
tutto quel che io potevo dare.
Il suo e il mio piacere
scivolavano sul marmo
bianco esagerato.

Come al tempo conviene che torni
la lussuria tra le malte geologiche,
una bestia sociale che ha memoria
di coda e ornamento di foia.



LUGLIO 2009

SVEGLIATEMI

Ho paura,mi sveglio con gli occhi sul muro bianco
e nel collo i fastidi del pensiero.
Due baci,i miei figli e un corridoio di parole morte
che se ne va insieme a mia moglie.
Cammino tra le gocce nel rischio di aver capito la vita
e  spengo gli occhi ma sono ancora qui
a cercare la forza per vedere.

Chissà dov’è quel sogno dimenticato,
eppure cresce nella pancia e non so perchè.
Un’avventura incredibile persa tra le pantofole e il sapone,
mentre tutto questo,quello che più odio esiste.

Il grande inizia a guardarmi e ogni tanto si ferma
per farmi parlare,la piccolina dorme stretta al petto,
siamo liberi dalla carne,
siamo insieme per strada lontani dalla vergogna,
siamo il prossimo sogno.



SETTEMBRE 2012

VERGINE ASCOLTA

La quieta Vergine di salmo vestita
 rifugge dal viso cospetto moderno.
 Del Figlio sapiente avrete già letto
 lo strazio,ucciso sulla croce,indifeso.
 Si dice dei mìti: io tengo famiglia.
 Ma basta un Dio al netto dell'oro.
 Prendete le femmine,ascoltate i soffi
 della speranza materna, anche l'ultimo
 traditore ha il diritto del nome.
 La madre di Giuda d'appresso la segue
 tremando lavora sul ricamo di un cane.
 Liriche masse giaciute sull'empio crinale dell'odio
 ascoltano messe pagate anche troppo.
 Nel tempio riluce il gozzo di un porco,
 crocezzinaro,ardente cristiano,
 che al porcile ritorna con gli affari più belli.
 L'empio soave ritorna alle Bibbie,
 al primo sibilo dell'infante Caino.
 Il nipote di Dio è un assassino.
 Perciò non tremate,
 l'oblio necessita una penale.
 Nelle Madonne delle bestemmie
 si vorrebbe anche quelle sapere discinte;
 Mentre in quelle che chiamano il suo Sposo
 celeste si sfida la sorte nell'adamitica prosa.
 E sempre si prega alla moneta perduta
 l'unico solco della giovane storia.
 La Lega tremenda s' incipria la fava,
 i druidi se ne vanno e la forca s'acclima
 sulla vena di Roma.



DICEMBRE 1996

AL LAVORO VERGINI

Perduta è Troia,
ma anche tua sorella non è che cammini
per strade tanto illuminate.

Posteggia qua,abbassati,alzati
e non chiudere l'uccelo tra la cerniera.
Neanche fosse un testamento lei aspettava
che le dessi qualcosa,lì in mezzo alle cosce,
dicono che sia l'entrata assai dolorosa,
nell'ultima spinta mi aggrappai
alla sua bocca e per paura di non capire
guardai più sotto quella carne che ognuno
per il suo brivido sbatteva
chi al volante o al sedile.

Tu quoque trans padre mio,
che sei nei cieli,
forse a Rio.

Al lavoro e potrebbe anche cadere il sole
ma l'organigramma è indelebile
e si sbatte sul perchè un derivato
non ha le tette.
Mille manager non valgono
una marca da bollo.
E si sistema tutto: la pensione.
Io invalido non ci divento Dottò
ho ancora troppe cose da fare:
come giocava Sivori,
com'è bello vivere.



OTTOBRE 1999

PIETRAIE ROMANE

Uomini in Indie.
Uomini che viaggiano,
nelle spese delle mogli,
insaziabili di cose inutili.
Il Vapore sbuffa tra i cipressi e la luce s'apre
al piccolo colle dei perdigiorno.
Una possibilità alza la polvere,
il vento riporta l'ordine
e una signorina che arriva
nell'arido desio di maggio.
Donne che vanno in amori
in cui non c'e più posto
e neanche un uomo da riportare
alla sua specie.
La superbia di una macchina
senza benzina e la sbornia
passata sul cofano,
dopo avere aspirato
la mancanza d'animo,
mi portarono sulla pietra
che va a Roma.

Appia di luna che doglia e conduce
all'inchino del vermiglio Apice.
Grazia d'alba ignuda comincia
a correre nel passamano di statue
smerdate dal tempo.
E sempre più vicino sento musica
che s'alza dalle tombe di ingottati
pendolari settecenteschi.
Corri appresso a una virtù e
la notte ricomincia,
sempre più fredda,
ad annoiarti con le sue
prossime libertà di mercato.
Eccolo Dio,è questo,
no,no,è il mio.
Tutto vostro,
tutto alloro,
l’emozione di un decoro militare
o pane trucco della fame singolare.
Leguminose e tralicci.
Proletari inlavabili sopra il battesimo
e sotto le grucce dei Papi raccolgono
la cicoria  tra i miti del naufrago Enea.

Un Discobolo gira in eterno col sospiro
che brucia l’altro gravito tempo Nato dal Gladio,
qual lieto Annibale portava destino
a quel mucchio di Tripoli non lontano
dal Colon che ora regna sovrano.
Ostia,il mare s'aggiusta,
un mese di spiaggia
compreso un cappello di paglia
e un'ombrellone di garza in muraglia.
E infine il Colosso
che s'erge e rincresce
nel diavolo fosso
aspettando una tigre
che finalmente incrociasse
lo sguardo di Cesare.

La donna si fermò accanto alla macchina,
poi fece un balzo sopra il cofano
su cui ero quasi sveglio e iniziò  a farmi
rotolare declamando Goethe perchè più avanti
oltre il sipario c’era una citta da visitare.
Spingi,schiavo,e non dirmi niente.



AGOSTO 2009

PREGHIERE MODERNE

Ed è qualcosa nella carne
che smentisce il tempo
e scava il più bel buco
della civiltà padrona,
quella là insomma,
che voleva farti comprare
un Padre Pio appiccicato su una pentola.
O colonna,
da che fiume scivolerai
nella ridente città moderna
di contemporaneo archetipo
bidètistico cristiano.
Tu sei il sangue e l'agnello,
tu sei tutto,e musica
d'amore e gloria finchè
nel palmo avrai quel chiodo.
Quando si è soli non avanza mai niente.
Ora che siamo nel tuo Wi-Fi potresti
consolare un uomo che piange,
o un pazzo,tanto che vuoi che dica:Dio mio.
Non piangevo da tanti anni
prima di questa passeggiata esagerata
sotto le stelle così lontane e inseparabili.
E' più che vado al resuscitato lacrimo
sprofondo nel più bel sogno di un secondo.


LUGLIO 2008

PATIBOLISSIMO

Albino coma,gioioso affanno.
Al veggente traccheggiare
la strega si riaccende in fumo
tramutando l'amor che tenne.
Vedo sui muri del tiranno
le maestranze al vento,
piegate nell'incollo orrendo.
Lui veniva dal Sole
e dal miraggio si tolse il cappello
osando preghiera,
ove la cesta aspettava
con dentro un conto d’osteria.

O bella Parigi
un compasso latino
di Pilato e Corsi
prenderanno il tuo sonno
e lo mischieranno ai morti.
Truce e muto il boia strappa
la livrea del condottier che sogna,
da testa recisa,un letto di rose.
L'afflitto corteo d'appresso sogghigna
sulla moglie del Re cornuta e tremenda.
Amore,dal collo incipriato di viole
discende l'amaro veleno rossastro,
l'aroma tenace di un livido pasto
consumato all'impiedi
dai rampolli del gusto.

Conosco,
le nevi sorprese d'estate
a cullarsi fanciulle malate;
le colline di verde cangiante
custodire le carni di soldati affamati;
le bettole sonnacchiose annebbiarsi
di menzogne d'amore ubriaco;
le fontane ristorare l'imene
scucito di rimpianto venale.
Io vedo con questa testa che cade
dal patibolo terrestre
la geometria nervosa
del parente in posa
dipinto con mano d'accusa.

Le pescivendole di Versailles
si tacciono insonni,
più uomini dei canti d’Omero
fischiano una marsigliese
sulle labbra del figlio che muore.
Libertà di spasimo e perire
nel vago fetore,
in rigagnoli di urina reale.
Il ribelle ora dipinge i flutti
della Senna e pensa
ai figlioletti sparsi in guerra.

Umanamente l’800 è troppo ingegno.


APRILE 1992

SELVAGGIA

 Corri nel bosco,e arriva la musica tra le foglie,
 fino al bordo del mondo,con il diluvio che t’insegue
 sventolando quella bolletta da pagare.
 Essa veniva tra i rami selvaggi,
 sul muschio e i papaveri fino alle mie labbra
 per ottenere silenzio,tanto che il gusto mi venne di darle un bacio.
 Povera donna che pittura il mondo a Regno dell'Uomo
 e se ne sta lì sulla tela a sorridere come fosse
 omicidio innamorarsi per voglia.
 Inizia il rondò,e quel corno maledetto del K447,
 che scappa dalle sculacciate della madre in un cortile caldo
 e pieno di donne che accolgono ogni vita che passa dall'arco di sole.
 E in questo brodo la morte se ne sta come una pozzanghera
 che non serve più per bere ma per guardare chi
 ti ha lasciato lì da solo in overdose.
 Da mesi tremo,e continuano a darmi quello che voglio.
 Pagando,si bè,in quelle vene c'è posto per tutto,
 meno che per l'amore,che non ricordo
 pìu del ladro che mi ha spogliato.
 Rimane solo la Morte,che chinandosi
 mi accompagna con una mano tra i capelli,
 gli occhi non si chiudono.

 E qualcuno mi sconsiglia il Paradiso.



MAGGIO 2010

ORFANI COMPLESSI

Una culla di paglia sospesa nella stanza bianca
dondola irriverente cambiando le cronache
di un amore riflesso in mille specchi.
Un uomo e una donna
seduti accanto si tengono per mano
seguendo i moti dell'altalena.
Il bisogno primario d'amore
distanzia la fame di un bordello di terza classe,
e viene vita da una vita a cosce aperte
con le guance sprofondate nel cuscino
per non sentire il fiato di chi,tanto,và a puttane.
Ma lui ti amava,
ti accarezzava le spalle
e guardandoti negli occhi
cercava il tuo momento d’abbandono.
Travaglio o contanti.
Madama o Fantasma.
Tutto finisce all’ombelico,
pure un bacio fulgente e deriso
sulla chiusa del fiume
con un cane che aspetta quel filo
della pesca segreta.
Cinque pescatori,fumo dalle labbra,
persero l’alba a districare la maglia
di carne e alga.
La penna e l’esca rimise in tasca
mentre la carovana delle zoccole
irreparabilmente lottava
con le prime macchine del viale.
Un sonoro insaziabile scivola nella gioia
per quel bambino che arriva
in una piccola ombra adagiata sul tempo
e in un secondo lo tiene al suo corpo che era.





MAGGIO 1998